Encanto

Encanto è l’ultimo capolavoro  Disney, un film d’animazione ambientato in Colombia,
che narra le vicende dei Madrigal.
Questa famiglia ha la caratteristica di possedere un dono, “un miracolo” - come viene chiamato da abuela-nonna Alma -  sotto forma del lume, di una candela sempre accesa e mai consumata, che ha rivelato le sue qualità magiche in seguito alla fuga della stessa Alma e di suo marito Pedro dalla loro terra molti anni prima.
Originariamente, dopo le nozze, la giovane coppia si era  infatti stabilita nel villaggio natio, ma era stata costretta a scappare durante un attacco dei conquistatori europei, in occasione del quale, per consentire ad Alma e ai suoi tre neonati di fuggire, Pedro aveva perso la vita.
È dall’amore di Pedro, scaturito nell’offerta della sua esistenza, che trae origine la magia della candela, e grazie a quello stesso amore, la fiamma continua ad ardere dopo molti anni. Non solo: dal suo sacrificio la candela-miracolo fa sorgere la nuova abitazione dei Madrigal, “casita”, una casa umanizzata e al servizio di tutti i suoi membri.

È all’interno di queste mura che i Madrigal vivono e ricevono ciascuno un dono dalla candela, come la forza sovrumana o la possibilità di far spuntare fiori dal nulla: ogni membro della famiglia ha una capacità magica diversa, che rende disponibile per l’intero villaggio, sorto in seguito alla fuga di Alma.
Mirabel appartiene alla stirpe Madrigal, essendo una delle nipoti di Alma, e ha una caratteristica particolare rispetto a tutti gli altri parenti: è l’unica a non avere alcun potere.
La cerimonia, attraverso la quale solitamente si scopre il talento donato dalla candela, prevede infatti il magico comparire di una porta, che conduce alla nuova camera del Madrigal “talentuoso”, ma - caso unico nel suo genere -  quando è il turno di Mirabel, ancora bambina, la porta si dissolve non appena tocca il pomello.
Anni dopo toccherà ad Antonio, cugino di Mirabel, la possibilità di ricevere il proprio talento.
Tristemente, durante la cerimonia il “potenziamento” del piccolino, emergeranno il disagio e la tristezza di Mirabel, costretta a fare quotidianamente i conti con la sua ordinarietà, stonata rispetto alla eccezionalità dei suoi familiari.
Nonostante la sofferenza interiore, Mirabel troverà però la forza di scoprire che il miracolo che tiene insieme la famiglia e la casa stessa è in pericolo e che la sua forza si sta esaurendo.
Attraversando incomprensioni, scontri e segreti, Mirabel  riuscirà a salvare casa e famiglia, permettendo la ricostruzione delle cose e delle persone, ma prima di tutto delle relazioni familiari.

Dal film è possibile prendere più di uno spunto interessante.


Il primo aspetto sembra insignificante ad un primo sguardo, ma si coglie in tutta la sua portata al termine  del film: Antonio, il più giovane, prossimo a ricevere il proprio talento e, dunque, la propria porta, dichiara quello che vorrebbe per la cugina Mirabel: «Vorrei che tu avessi la tua porta!». Mirabel non ha, infatti, mai ottenuto una porta sua, non ha un suo talento, e, per questo, per tutta la narrazione si trova a inseguire  la speranza di trovare il proprio ruolo e di rendere orgogliosa la sua famiglia, in particolare abuela Alma. Purtroppo Mirabel sembra non riuscirci mai davvero, ma, nonostante questo personale fallimento, se la casa si frantuma non è colpa sua: lei, infatti, porta solo allo scoperto delle frizioni che si sono cementificate con il tempo.
La vera imputata è Abuela, che si è dimenticata da dove nasce il miracolo e dell’amore che serve alla fiamma per ardere, impegnata solamente a tenere alto il nome della famiglia: i rapporti tra lei e tutti gli altri viene vincolato dal bene più grande della “famiglia”, che pian piano diventa meno concreta e carnale, per ergersi a solo a valore universale, freddo e indefinito.
Per il venire meno del suo significato profondo, Casita collasserà sotto il peso delle incomprensioni familiari e sarà necessario ricostruirla con l’aiuto di tutto il villaggio.
L’ultimo pezzo di questa  ricostruzione sarà il pomello della porta d’ingresso, che verrà inserito proprio da Mirabel. Con questo atto, la porta si trasformerà, assumendo le sembianze di tutti gli usci dei familiari possessori di un talento: Mirabel avrà finalmente trovato la sua porta, quella d’ingresso, la più importante ed essenziale, senza la quale nessuno entra in casa, né gli ospiti né tanto meno la famiglia!
Il ruolo della ragazza protagonista è umile, nel senso letterale di humus, fertile: lei non possiede un dono appariscente, non compie prodigi, né altre meraviglie, semplicemente “c’è “ e ama la sua famiglia.

Nessuno si ricorda della porta d’ingresso una volta entrato, attratto dalle altre meraviglie di casa, ma non può fare a meno di passarci.
Humus, cioè in grado di far fiorire nuovamente l’amore della famiglia e di far ardere ancora la candela.

Il secondo aspetto è legato al  ruolo di un personaggio secondario, eppure essenziale: lo zio Bruno, il  terzo figlio di Alma.
Bruno ha la capacità di predire il futuro e, terminata la disastrosa cerimonia di Mirabel, scappa di casa, ma non prima di aver professato l’ennesimo disastro, di cui tutta la famiglia lo incolperà.
In realtà Bruno non lascia il suo posto, ma continua a vivere segretamente tra le mura di casa, perché ama la sua famiglia talmente tanto da scomparire pur di lasciar vivere Mirabel in pace, senza il peso di una profezia sventurata che la vede come responsabile della distruzione dei Madrigal.
Non solo, Bruno inizia a prendersi cura di Casita, riparando dall’interno tutte le crepe che man mano si presentano … in un modo diverso dalla sua nipotina, anche lui tiene unita la famiglia, senza ricevere nulla in cambio, se non la dimenticanza e il veto sul suo nome. «Non si nomina Bruno!».

Il terzo e ultimo spunto di riflessione vede ancora Bruno come protagonista, in particolar modo nel momento in cui l’uomo, che vede nel futuro, torna per addossarsi tutte le colpe dei pasticci della nipote, pronto ad affrontare sua madre.
Inaspettatamente viene accolto da questa con  un abbraccio e un bacio, perché quando torna un figlio, come insegna la parabola, si cancella ogni colpa del passato e, ad aspettarlo, si stende solo la tenera stretta di chi, anche  inconsapevolmente, non aveva mai smesso di attenderlo.
Lo stesso abbraccio si ripete subito dopo con le sue sorelle, ovvero con la  mamma e la zia di Mirabel, e lo  sguardo delle due donne si riempie di quello stupore, che è il  segno della nostalgia che nutrivano per il loro fratello e della gioia per averlo ritrovato.

Concludendo, Encanto è un film Disney diverso e particolare: sorprende la mancanza del “cattivo”, che è solo sottinteso e sta nella dimenticanza di cui soffre abuela Alma.
Lei, infatti, non rappresenta una vera e propria cattiva, anche se tra tutti è il personaggio più negativo e severo, ma è lo sguardo povero d’amore verso la sua famiglia, anche se nato dal desiderio buono di proteggerla.
L’amore per la famiglia deve essere liberante e dare orizzonte alla vita, senza mai chiuderla nella costrizione; tenere unita la famiglia non significa chiuderla in un abbraccio povero d’affetto e che, al contrario, rischia di stritolarla.