Inverno demografico e politiche famigliari

Il 12 e 13 maggio a Roma c’è stata la seconda edizione degli Stati Generali della Natalità, evento promosso dal Forum delle associazioni familiari e dalla neonata e omonima Fondazione per la Natalità, le quali hanno come presidente Gigi De Palo, amico del consultorio.
Il tema della natalità è intrinsecamente collegato al tema della famiglia, delle politiche familiari e non può che essere incentrato sul preoccupante fenomeno dell’inverno demografico, con le nuove nascite in costante diminuzione: «il calo demografico, non solo determina una situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato, ma rischia di condurre nel tempo a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire» (Francesco, Amoris Laetitia, n.42). 
 Questa breve analisi vuole richiamare il tema degli Stati Generali, pur con alcuni evidenti limiti dovuti allo spazio disponibile, e vuole quindi esporre la situazione demografica italiana tramite il confronto del tasso di fertilità con alcuni Stati europei e con la stessa Unione, soffermandosi poi su alcune conseguenze dovute alla crisi stessa.
Figura 1. Dati Ocse, confronto Italia – Francia – Germania
In primo luogo, tra i tre Paesi presi ad esempio si può notare come l’Italia abbia il tasso di fertilità più basso; non a caso si è voluto paragonare la situazione italiana con quella francese e con quella tedesca. La Francia ha sviluppato delle ottime politiche familiari, arrivando negli anni ad avere un tasso di poco superiore a 2, mentre la Germania è la più forte economia europea. 
 Il tasso di fertilità è un dato di semplice lettura: un valore inferiore a 2 (cioè a 2 figli per donna) indica un calo demografico, un valore superiore a 2 vuol dire un aumento della popolazione mentre un valore coincidente a 2 significa un tasso di sostituzione perfetta. Il fatto che tutte e tre le Nazioni presentino un tasso inferiore a tale valore è al tempo stesso significativo e preoccupante, ma è in linea con l’andamento europeo.
Figura 2. Dati Ocse, confronto Ue – Italia
Forum delle associazioni familiariLa situazione europea, pur grave, rimane migliore di quella italiana: se è vero che il fenomeno dell’inverno demografico è presente in tutto il Vecchio Continente, in Italia la situazione è particolarmente grave, essendo questo uno dei Paesi europei con il più basso tasso di fertilità. È necessario evidenziare, come avvenuto durante gli Stati Generali della Natalità, che «questo inverno demografico è grave, è gravissimo. C’è un legame molto stretto tra questa povertà generativa e il senso della bellezza della famiglia: la testimonianza della dignità sociale del matrimonio diventerà persuasiva proprio per questa via, la via della testimonianza che attrae» (Francesco, Discorso ai membri della federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa, 10 giugno 2022).
Oltre all’analisi numerica del fenomeno e al brevissimo confronto grafico, è necessario citare il fatto che una delle cause della situazione italiana è la mancanza di serie ed efficaci politiche familiari, basate sulla sussidiarietà, che mettano al centro la famiglia e le consentano di essere agevolata, riconoscendone il grande valore sociale; al contrario oggi invece la famiglia rimane svantaggiata, si pensi ad esempio al tema fiscale, dove, al contrario del sistema tributario francese, manca ancora il fattore famiglia (o quoziente familiare), che permetta alla famiglia di avere una propria soggettività[1].
 È altresì necessario evidenziare come la nascita di un figlio sia una delle principali cause di ingresso nella fascia di povertà da parte delle famiglie. 
La crisi demografica, si accennava, comporta degli effetti importanti su tutta la società: il primo effetto è relativo agli stipendi e alle pensioni. Il sistema pensionistico è strutturato in modo che la popolazione lavoratrice possa, tramite il proprio reddito, “pagare” la pensione di coloro che sono usciti dal mercato del lavoro; graficamente la struttura è concepita come una piramide, dove la base è composta dai lavoratori e il vertice dai pensionati. Questo tipo di struttura è efficace fintanto che la popolazione lavoratrice rimane molto superiore alla popolazione che ha superato l’età lavorativa. Il calo demografico, unito all’aumento della longevità, incide negativamente e fortemente su tale struttura, andando quasi ad invertire i rapporti di forza, con una base più piccola del vertice: meno lavoratori dovranno produrre reddito per sé stessi (che sarà sempre meno) e per una fascia di popolazione sempre maggiore. 
Non solo, l’aumento della longevità, che è un fattore di per sé positivo, porta con sé il bisogno di spese per la sanità maggiori, avendo una maggior percentuale di popolazione fragile che necessita di cure adeguate, e l’esigenza di un personale sanitario numericamente superiore a quello odierno. Tali spese graveranno sulle spalle della sempre minore percentuale di lavoratori.
La diminuzione della forza lavoro non è solo un problema di pensioni e sanità, ma più in generale di creazione di ricchezza, che sarà più che proporzionale al calo demografico, dato che le problematiche sopra elencate favoriscono la decisione dei (pochi) lavoratori ad uscire dal Paese per vivere all’estero, aggravando ulteriormente il problema su chi rimane.Quanto scritto riassume, senza completarlo, l’emergenza che stiamo vivendo e che si aggraverà sempre di più, a meno di un’inversione di marcia. Le soluzioni possono essere molteplici, politiche e non solo, ma la prima necessità è la riscoperta della ricchezza della famiglia e dei figli, che non sono e non devono essere degli ostacoli economici o delle limitazioni alla libertà personale.
 Concludendo, è importante ricordare che «l’apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica. Grandi Nazioni hanno potuto uscire dalla miseria anche grazie al grande numero e alle capacità dei loro abitanti. Al contrario, Nazioni un tempo floride conoscono ora una fase di incertezza e in qualche caso di declino proprio a causa della denatalità, problema cruciale per le società di avanzato benessere […]. Gli Stati sono chiamati a varare politiche che promuovano la centralità e l’integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, prima e vitale cellula della società, facendosi carico anche dei suoi problemi economici e fiscali, nel rispetto della sua natura relazionale» (Benedetto XVI, Caritas in Veritate, n.44).
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[1] Per un’analisi più approfondita si rimanda ad altri articoli: Il problema demografico in Europa e Tornare a ragionare di politica, famiglia ed economia, oltre che al sito del Forum delle associazioni familiari.